Il nuovo blog di Tibevo in collaborazione con Robidigusto che parla di cucina, alimenti, vini e bevande, gusto, condimenti alternativi come spezie ed erbe aromatiche per trovare piacere mantenendo la linea.
In questi giorni di forzata reclusione casalinga ognuno di noi volente o nolente si è trasformato in cuoco. Necessità, tempo libero a disposizione, curiosità verso un mondo, l’alimentazione, che ci accompagna sin dalla nascita tra bisogno di nutrirsi, profumi, odori, gusto e curiosità. Jean Anthelme Brillat-Savarin, politico e gastronomo francese a cavallo tra il 1700 e il 1800, affermava: “La scoperta di un piatto nuovo è più preziosa per il genere umano che la scoperta di una nuova stella“. Oggi che trascorriamo molto tempo a contatto con i canali social o i programmi televisivi di gastronomia per carpire nuove idee in cucina questa affermazione risulta attuale più che mai. Discorso simile vale anche per le bevande e in special modo per il vino a cui noi di Tibevo siamo fisicamente, lavorativamente, gustosamente, psicologicamente legati. Sempre Jean Anthelme Brillat-Savarin, in merito al vino diceva: “Un pasto senza vino è come un giorno senza sole“. Ogni bottiglia ha un storia alle spalle, un produttore che l’ha pensata, un enologo che l’ha creata e tante giornate di sole necessarie per far maturare l’uva al punto giusto per essere convertita in vino.
Giovedì 25 giugno 2020 alla dodicesima puntata live del format “I Sommelier dei Libri” abbiamo avuto ospite Ingrid Leka e il suo libro “La madre di Cappuccetto Rosso era una stronza: vite di donne e storie di finanza”. Culturale, divertente, descrittivo, irriverente, piacevole, non serio…
Questi invece i 3 libri trattati e i relativi 3 abbinamenti.
Furore di John Steinbeck
Per questo libro ho scelto un vino californiano di un’azienda storica molto famosa. La Ernest & Julio Gallo fondata negli anni 30 a Modesto in California da due fratelli di origine piemontese. Partiti con un magazzino, più baracca che magazzino, da dove distribuivano il vino nel circondario sono diventati negli anni i primi produttori e importatori al mondo. Importano e gestiscono le principali marche di vini italiane e francesi oltreoceano. Hanno molti vigneti e producono sia vini bianchi sia vini rossi in diverse zone degli Stati Uniti. Oggi ho scelto un vino il cui nome evoca un po’ l’essere umano visto come “carne da macello”, più per il nome che per la sua natura, il Carnivor. Ne esistono due versioni, una realizzata con Cabernet Sauvignon e una con lo Zinfandel, simile al nostro Primitivo, dalla Puglia, anche se ricerche recenti tendono a smentire questo legame. La produzione si trova a sud di Sacramento.
Il vino si presente profondo, rosso scuro. Al naso è ricco di aromi di frutta rossa e nera, come la mora, delizioso caramello e rovere tostato aromatico. In bocca dona gusto intenso e audace con una scorrevolezza raffinata.
Vino dotato di buona quantità di alcol, 14,5%. Suggeriamo di gustarlo con carne: vitello, agnello, anche pollame condito o cucinato con salse.
L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafon (scomparso nelle scorse settimane)
Per questo libro ho scelto un Marsala che è un vino liquoroso siciliano diventato molto famoso e di moda tra la fine del 1800 e inizi del 1900. La preparazione di questo vino prevede che durante la fermentazione si effettuino dei travasi che favoriscono l’ossidazione del vino; alla fine della fermentazione si procede all’aggiunta di etanolo (alcol etilico) di origine vitivinicola e/o di acquavite di vino, al fine di elevare il tenore alcolico, quindi si procede all’invecchiamento che varia da minimo 1 anno in botte fino oltre i 10 anni.
Esistono diverse versioni in base al colore e naturalmente ai vitigni utilizzati per produrlo. Le versioni Oro e Ambra sono prodotti con i vitigni a bacca bianca Grillo, Cataratto, Inzolia e Damaschino. Invece per il Marsala Rubino sono impiegati i vitigni a bacca nera Perricone, Nero d’Avola e Nerello Mascalese.
oro, prodotto da uve a bacca bianca, è vietata l’aggiunta di mosto cotto.
ambra, prodotto da uve a bacca bianca, con aggiunta di mosto cotto superiore all’1%.
rubino, prodotto da uve a bacca nera, con eventuale aggiunta massima del 30% di uve a bacca bianca; è vietata l’aggiunta di mosto cotto.
In base al residuo zuccherino lo definiremo:
secco, con zuccheri inferiori a 40 gr. per litro
semisecco, con zuccheri superiori a 40 gr. per litro e inferiori a 100 gr. per litro
dolce, con zuccheri superiori a 100 gr. per litro
Gli inglesi e non solo loro lo hanno paragonato allo Sherry. Può essere un gradevole aperitivo, un vino da pasto, da dolce e da meditazione. Esistono anche prodotti a base Marsala come ad esempio lo Zabaglione
I profumi variano dall’aromatico, alle spezie, all’anice.
L’abbinamento varia a seconda della versione che si acquista: da piatti di pesce o crostacei, ad affettati fino alla cacciagione, senza dimenticare, come scritto sopra, che può essere un valido aperitivo.
Ingrid Leka – La mamma di Cappuccetto Rosso era una stronza
Il libro è una raccolta di racconti espressi dal punto di vista del personaggio. Fiabe (Cenerentola, Sirenetta, Cappuccetto Rosso…) utilizzate come metafore per descrivere situazioni finanziare che si possono vivere e quali sarebbero le soluzioni applicabili per evitarle.
A questo libro ho voluto abbinare più bevande in considerazione dei molti personaggi che potrete incontrare.
La birra Guinnes Draught.
Colore scuro, schiuma compatta, gusto leggermente affumicato. Mescolata allo champagne da origine al Black Velvet, un cocktail inventato da Otto Von Bismark nel 1861. Politico tedesco, soprannominato il Cancelliere di Ferro.
Il perchè di questa scelta è dato dall’austerità della birra, dalla schiuma compatta, dall’amarezza e sai sapori forti di tabacco, cioccolato e affumicato che questa birra rilascia a chi la assaggia.
Un secondo abbinamento riguarda un prodotto a mio avviso (e non solo) eccezionale ma meno conosciuto perchè fratello di un prodotto imgombrate. Parlo del Crémant AOP che può essere bianco o rosato (Blanc, Blanc de Blancs, Blanc de Noirs, Rosé) ed è ottenuto da vitigni particolarmente adatti alla spumantizzazione e in regioni determinate esterne alla zona più famosa della Champagne.
La sovrappressione data dall’anidride carbonica presente nella bottiglia è in genere uguale a 3,5-4,5 atmosfere, mentre per lo Champagne la dose minima è di 5 atmosfere.
I Crémant riconosciuti come denominazioni sono nove e sono prodotti in diverse regioni della Francia.
Giovedì 16 aprile 2020, si è svolta la seconda puntata live del format “I Sommelier dei Libri”. Culturale, divertente, descrittivo, irriverente, piacevole, non serio…
Questi invece i 3 libri trattati e i relativi 3 abbinamenti.
I Milanesi ammazzano al Sabato – Giorgio Scerbanenco Un noir ambientato a Milano. Parla dell’omicidio di una ragazza che, a causa di un handicap, è molto bella ma viene costretta a stare in casa per evitarle dei guai.
L’abbinamento proposto è il Whisky. Una bevanda che richiede cura, prodotta dalla distillazione di più elementi e una volta realizzata può passare gran parte del tempo in una botte. Nello specifico whisky invecchiato, magari torbato, da assaporare e gustare con calma, aromi che spaziano dai fiori alle spezie. Una bevanda che ricorda anche gli investigatori, il bicchiere di whisky in mano mentre si sforzano di trovare la soluzione di un caso…
Vite bruciacchiate – Elio e le storie tese. La biografia a più voci del gruppo “Elio e le storie tese”. Raccontati da loro stessi, Claudio Bisio, Aldo Giovanni e Giacomo e tanti altri artisti, musicisti e collaboratori che hanno lavorato con loro.
Per questo libro mi sono concentrato sugli autori e sulle biografie. Tanti personaggi con storie e caratteri differenti mi fanno pensare a un blend ma un blend allegro. Penso a uno spumante metodo classico con Pinot Noir, Chardonnay e Pinot Bianco o Pinot Meunier. Il blend per eccellenza nella zona di produzione della Champagne. Racchiude in se eleganza, austerità e struttura. Tutto allo scopo di produrre il perlage, le bollicine che fanno pensare a una festa e che inducono al sorriso e all’allegria dei personaggi autori e testimoni del libro.
Baol -Stefano Benni Un libro comico anche questo, che racconta delle avventure di un Mago Baol che deve riabilitare la memoria di un famoso comico che è stato dimenticato dal Regime…
La scelta non è stata facile perché la trama riguarda un mago che beve fernet al bar. Facile abbinarlo a un digestivo o un amaro. Invece ho voluto rivedere i personaggi, un mago che cerca un altro mago e spera di trovare Alice; un gerarca e i gerarchetti…Un vino che parte da un vitigno base dotato di grande personalità, il Nebbiolo, e grazie all’infusione con spezie, erbe aromatiche, fiori e radici si trasforma in altro vino. Parlo del Barolo Chinato. Un vino che ti accompagna bene, che si finge leggero, fresco e amico ti attira con la menta ma ti fa ubriacare e sognare…anche Alice.
Facciamo finta di essere a teatro, c’è Prokofiev con Romeo e Giulietta, la danza dei Cavalieri, quale mood gastronomico traete? È un quesito meramente emozionale, perché si parla dello sconquasso sensoriale.
Verona è lo scenario che travalica i confini. Era la cucina dei Castelli, sostenuta anche dalla poesia. Io a una Giulietta con il suo Romeo n. 13, abbinerei un robusto Barbaresco e poi frutta, mostarda di mele, ideale per pulire la bocca quando si assaggiano formaggi come un BITTO STORICO, prodotto in alpeggio, sulle Prealpi Orobie tra giugno e settembre, da latte di vacca crudo e latte di capre di razza orobica. Ma anche prodotti che arrivano da lontano, come il merluzzo islandese Gadus Morhua affumicato lentamente, quasi per gelida fiamma!
Non cucina d’amore ma di leggendario disarmonico caos!
La verità è che, guidata da note in crescendo e armonie profonde, mi infilerei in una trattoria cherchez “la fame”, dai sapori decisi, a trovarla con il lanternino!
Farsi dei germogli in casa è molto semplice. Basta acquistare dei semini, tenerli a bagno per qualche giorno et voilà! Sembra facile e lo è, in effetti il risultato è colorato, buono e light!
Si può far germogliare di tutto: semi di broccolo, di cavolo, di porro, di aglio, di alfa alfa (o erba medica), di trifoglio, di fagioli mungo (i fagioli verdi, comunemente noti come semi di soia), di ceci, di lenticchie, di senape, di azuchi rossi, di finocchio, di piselli, di avena, di kamut, di segale, di zucca ecc… Ognuno ha il suo sapore, qualcuno lo associa alla saporosità delle noci, del riso nero e del burro.
La maggior parte dei germogli cresce in 3/5 giorni (6 per i semi di girasole). Una volta pronti basta versarli in uno scolapasta dai buchi un po’ grandicelli, mettere sotto una ciotola che lo contenga, riempire con l’acqua, muovendo i germogli con le mani ripetutamente in modo da liberarli dalle pellicine del chicco. Sollevare poi lo scolapasta per permettere alle pellicine di passare dai buchi. Questa operazione va ripetuta diverse volte fino ad ottenere dei germogli puliti. Lasciare scolare qualche minuto e riporli in un barattolo di vetro con un coperchio a vite. Si conservano per circa una settimana.
Detto questo, per fare i germogli non è necessario acquistare un germogliatore, ma possono bastare barattoli di vetro, vassoi e alveoli in plastica, R-PET fino a 100% e bioplastica realizzati per proteggere, valorizzare e preservare la freschezza degli alimenti, come quelli in cui sono conservati frutta e ortaggi al supermercato.
Questi germogli si utilizzano crudi e/o cotti, in particolare nelle insalate, su crostini, a crudo sopra le zuppe di verdura, insieme a formaggi a pasta fresca.
Quali semi scegliere?
Si possono far germogliare quasi tutti i semi ma i più indicati sono: frumento, soia verde, erbamedica, miglio, ceci, fagiolo, fieno greco, grano saraceno, lenticchie, senape. Sono ottimi anche igermogli dei semi di zucca, riso integrale, avena, segale, fava, sedano, cocomero, melone…
Discorso a parte per l’aglio e la cipolla, presenti in ogni casa: questi due ortaggi aromatici possono germogliare in modo libero producendo un fusticino e foglie verdi; solitamente si buttano commettendo un grosso errore perché ci si priva di un significativo apporto bio-nutrizionale.
Continuate a seguirci: nei prossimi giorni vi sveleremo le tre tecniche di germogliazione, i test, quali germogli devono essere consumati cotti, i perché e i percome di questo alimento naturale, (primo prodotto della germinazione del seme).
Tradotto dall’inglese, il foraggiamento è ricerca di risorse di cibo selvaggio, ovvero raccogliere erbe e piante spontanee in aree naturali (boschi, foreste, prati e campi, laghi e mari, lungo gli argini dei fiumi e nelle lagune), per impiegarle poi in cucina.
Introduco questo interessante argomento partendo dal presupposto che torneremo a vivere una vita autdoor e questa è proprio un’attività dal fascino d’antan, deliziosa, che favorisce il risveglio di mente e corpo ed è in grado di rafforzare il nostro legame con la natura!
Siamo ancora nella fase di riscaldamento ma voglio subito dirvi i fondamentali:
– Nessuno nasce botanico
– Vivamente consigliato il foraging accompagnati da un esperto se non si è in grado di distinguere le erbe buone da quelle cattive.
– rispetto del territorio, è obbligatorio raccogliere solo una parte della pianta in modo da lasciarne altre sul posto per garantirne la sopravvivenza e non attingere erbe sui bordi delle strade o in zone vicine a fonti d’inquinamento
– attenersi alle leggi nazionali e regionali di raccolta
Quali e quante sono le erbe buone?
Un infinito numero
Vi segnalo le più conosciute e come usufruirne, come a dire, fare foraging senza saperlo. Ovvero, quelle di facile reperibilità, che i nostri nonni approvvigionavano con metodo consolidato, insieme alla raccolta di funghi e castagne.
Irritata dal marketing di ortaggi e frutti traslucidi ecco un elenco per un buon inizio:
Tarassaco, decotti, fiori in insalata, boccioli sotto sale
Asparago selvatico, fate vobis
Finocchietto selvatico, sughi della trinacria, maiale, pesce
Ortica, per sontuosi risotti o frittate
Aglio selvatico, fatevi un giro al parco di Monza, da sapore a insalate, formaggi, pesci
Corbezzolo, confettura, aceto, liquore
Cicoria, come non detto…
Sambuco, i fiori in pastella, possibile che il fritto faccia così male? No. Purché non si esageri.
Pratolina, le margherite, piccole e rustiche, le tritiamo e le uniamo a un formaggio fresco? Sì
Trifoglio rosa, ottimo per torte salate e pasta ripiena
Luppolo, cespitoso, morbido come un pesto!
E al mare, origano, capperi, bieta marittima…
… ma le culture millenarie traboccano di curiosità, come questa: l‘albero di natale (abete rosso) si può mangiare!
I germogli in insalata, gli aghi per un risotto dal sentore balsamico, la seconda corteccia, quella interna, la si può polverizzare e rendere farina di pino per biscotti, pane, focacce.
Per me tutto questo è meraviglioso!
E tu, conosci delle erbe dimenticate? Quale raccogli e quale utilizzi per cucinare o per fare una tisana?
Il Pepe rosa (Schinus terebinthifolius) appartiene alla famiglia delle Anacardiacee ed è originario del Brasile e del Perù. I frutti di questo albero assomigliano a piccole bacche di pepe dal bellissimo colore rosso rosato intenso. Impiego in cucina: aroma dolce e aromatico con sentori di anice e pepe e una lieve nota canforata. Si accosta bene a pesce, vitello, verdure. Dato il suo sapore delicato è una spezia molto utilizzata a scopi decorativi.
CURCUMA
La Curcuma fa parte della famiglia delle Zingiberacee (la stessa dello Zenzero). Proviene dal sud est asiatico anche se è diffusa oramai in tutte le zone tropicali e sub tropicali del mondo. Normalmente si acquista in polvere, di un bellissimo colore giallo/arancio intenso. La parte della Curcuma utilizzata in cucina è il rizoma, che viene prima scottato in acqua bollente, poi spelato e infine disidratato. Si trova commercializzata quasi sempre in polvere perché sarebbe estremamente difficile polverizzarla con strumenti casalinghi. Impiego in cucina: ben si affianca ad altre spezie e ha la proprietà interessante di ‘amalgamare’ i sapori, per questo è largamente utilizzata nella cucina indiana per insaporire quasi ogni tipo di piatto: verdure, legumi, pesce, carne, riso. Fin dall’antichità la Curcuma è stata utilizzata in oriente e Medioriente come spezia, come tintura naturale e come medicina.
CUMINO
Il Cumino è il seme di una pianta originaria del bacino del Mediterraneo ma ormai diffusa in tutto il mondo. I suoi semi sono simili a quelli dell’anice e del finocchio, della cui famiglia botanica fa parte, ma più sottili e più scuri. Impiego in cucina: è utilizzato in moltissimi piatti della cucina nordafricana, indiana e sudamericana. Ha un sapore unico, pungente e leggermente amaro con un odore intenso e forte. Poiché ha un alto contenuto di oli essenziali può essere tostato in padella a secco, senza olio, per rinforzarne il sapore prima di usarlo macinato o intero, si consiglia tuttavia di non eccedere nelle quantità, proprio per la forza del suo aroma.
SENAPE (in polvere)
La Senape appartiene alla famiglia delle Brassicacee. I semi sono sferici e di colore giallo intenso. Il loro sapore è più delicato rispetto alla varietà nera. Impiego in cucina: utilizzata sostanzialmente per la produzione della senape in crema che accompagna numerosi piatti in tutto il mondo occidentale. In Inghilterra è frequentemente commercializzata in polvere piuttosto che in semi. In questa forma può essere sfruttata anche per marinature e rub.
Durante i prossimi appuntamenti mi occuperò di condimenti light per ortaggi, carni bianche e rosse, selvaggina, pesci, crostacei e darò ancora dispense su alcune spezie. Antiche sfumature che danno preziosità alle pietanze. Io le ho trovate in giro per il mondo, nelle odorose medine e al bailamme dei SOUK marocchini, ma anche nella mia città, Milano.
(“SPEZIE” contenuti estratti da libro che ho curato in qualità di editing Chef “FATTI MANGIARE DALL’AMORE” anno 2014 di Cochonnerie- Labile-Collettivo). Un libro corale di cucina e letteratura, disponibile su www.ilmiolibro.it
DOVE ACQUISTARE IN SICUREZZA LE SPEZIE A MILANO E/O ON LINE?
400 gr di agnello (io ne ho trovato pochissimo oggi al super e ho fatto metà manzo e metà agnello purtroppo)
2 peperoni
1 cipolla bianca
1 peperoncino fresco
pepe (io ho usato quello di Sichuan)
olio EVO
Guacamole:
– 1 avocado maturo
– 1 cipollotto
– 3 pomodorini pachino
– lime o limone
– peperoncino
– pepe QB
– sale QB
Salsa allo yogurt
– 100 gr di yogurt greco
– menta QB
– sale
– lime o limone
– aglio 1 spicchio intero
Fagioli tex mex (io ho preso quelli in scatola) Tortillas
Tagliare a striscioline la carne e lasciare marinare in frigo con zeste di limone, un po’ di succo, pepe.
Tagliare a strisce e far saltare i peperoni e la cipolla. Togliere dalla padella e nella stessa cuocere la carne con olio, pepe. Poi unire i peperoni e le cipolle.
Guacamole: pulire l’avocado e schiacciarlo grossolanamente con una forchetta spremendo subito il limone per evitare che annerisca. Togliere i semi dai pomodori e farli a cubettini. Tagliare il cipollotto e il peperoncino fresco. Unire tutti gli ingredienti e lavorare grossolanamente con un tarocco. Aggiustare di sale, pepe, olio.
Crema allo yogurt: spremere lo spicchio nello yogurt. Sminuzzare la menta e aggiungere alla crema sale, limone.
Scaldare le tortillas su una padella da crepes. Aggiungere la carne con peperoni e cipolle Guarnire con le salse e i fagioli secondo i propri gusti Chiudere a cono.
Tortino verde su crema di formaggio e crumble di nocciole
l’antipasto proposto da Rosetta Petruzzo
INGREDIENTI:
Per il tortino:
450gr di zucchine + 2 uova + 80gr di ricotta vaccina+ 20gr di pecorino grattugiato + timo + zenzero fresco + 1 cipolla rossa di Tropea + sale olio e pepe qb
Per la salsa:
125 ml di latte intero + 12 gr di burro + 20 gr di farina + 1 tuorlo + 9 gr di panna fresca + 15gr di Asiago + noce moscata + sale qb
Procedimento:
Far sudare la cipolla con poco olio, aggiungere le zucchine tagliate a rondelle, lavarle e tamponate; farle cuocere per 15 minuti. Metterle nel frullatore con il resto degli ingredienti e frullare fino ad ottenere un composto rustico, non una crema
Imburrare i pirottini o le cocottine e cuocere in forno statico a 170° per 30 minuti.
Preparazione della Salsa:
Scaldare il latte.
In un pentolino a parte preparare il roux con burro e farina. Aggiungere il latte poco alla volta, mescolare per evitare che si formino grumi quindi spegnere la fiamma. Aggiungere la noce moscata grattugiata, il formaggio grattugiato poco alla volta, continuando a mescolare, infine aggiungere i tuorli sbattuti a parte e la panna fresca. Amalgamare il tutto.
Preparazione del Crumble:
Far tostare in un pentolino le nocciole e il pane carrè tritati a coltello, con un po’di timo e un pizzico di sale.
IMPIATTAMENTO:
Adagiare il tortino sulla crema di formaggio cosparsa del crumble. Si può servire sia caldo che freddo….Io preferisco caldo
Ieri, giovedì 9 aprile 2020, si è svolta la prima puntata live del format “I Sommelier dei Libri”. Culturale, divertente, descrittivo, irriverente, piacevole, non serio…
Questi invece i 3 libri trattati e i relativi 3 abbinamenti.
Out of order/Fuori servizio – Pedro Pietri Pedro Pietri era un poeta americano, un poeta di strada. Questa è una raccolta di poesie molto brevi, e ogni poesia ha come titolo il numero di una cabina telefonica.
L’abbinamento proposto è il Lambrusco. Di Carattere vivace legato a feste di paese, ideale per la compagnia. Invita a condividere pane e salame. Vino prodotto dalla bassa Lombardia, zona di Mantova, all’Emilia da Ferrara a Reggio. Anni fa era molto più semplice oggi un vino più complesso, apprezzato molto anche oltre oceano. Ve ne sono di vario tipo, dal Grasparossa al Marani ecc.. ma visto l’abbinamento propongo il Lambrusco Salamino chiamato così per via del grappolo che ricorda un piccolo salame. Vino dai profumi di frutti maturi, fiori freschi, un vino croccante.
Gabriella garofano e cannella – Jorge Amado. Un libro di un autore sudamericano, su una ragazza brasiliana “che non cammina ma balla, che non parla ma canta”.
Questo libro è un po’ ingannevole. Garofano, cannella potevano evocare vinoni passati in barrique per lungo tempo. Io però non credo siano il giusto abbinamento. Pensando proprio a questa duplice anima brasiliana, felicità e tristezza, ho pensato a qualcosa che potesse tirare su, dare la carica, sciogliere le briglie. Una bella Grolla o Grolla dell’amicizia composta da caffè, grappa, Grand Marnier, Ginepy, scorzette di limone e zucchero. Valdostana, bergamasca…purché sia grolla.
Man mano che la bevi ti apri alla convivialità e sicuramente inizi a cantare e finisci anche con il ballare sui tavoli.
Pastorale americana – Philip Roth Una bella saga familiare americana da 500 pagine, bella lunga, con tanti personaggi e un bel protagonista che sembra abbia una vita felice e invece ha i suoi bei problemi.
Pensando a cosa abbinare a questo libro ho riflettuto su più punti: tanti personaggi quindi tante vite differenti e 500 pagine di “tomo”. Un vino che comprendesse più anime, più vitigni, un blend. L’abbinamento proposte è: Malvasia delle Lipari Passito. Vino composto da Malvasia di Lipari massimo del 95% e Corinto nero dal 5 all’8%. Malvasie ce ne sono molte in tutta Italia da nord a sud ed ognuna ha le sue caratteristiche, la sua storia ma tutte con un ceppo comune. Sia il vitigno Malvasia sia il vitigno Corinto giungono in Italia dalla Grecia e questo mi ha fatto pensare al Simposio, quell’incontro tra intellettuali greci dove il vino era un accompagnamento fondamentale. Infine i profumi di questo vino si presentano pian piano mentre rimane nel calice e uscendo pian piano ci accompagna alla lettura di questo luuuuungo libro dandoci anche la carica zuccherina necessaria per terminarlo. Profumi: frutta disidratata come albicocca, sensazioni dolci di fichi secchi, miele e erbe aromatiche. Vino da meditazione.
Prendete il salmone e levategli le lische con l’aiuto di una pinza da cucina. Passate i polpastrelli sulla carne del salmone e troverete tutte le lische. Togliete la pelle e tagliate a tranci il salmone.
Spremete tutto il succo del lime e dell’arancio e mettetelo in una pirofila. Aggiungete la salsa di soia, l’olio evo e il miele. Mescolate tutti gli ingredienti della marinata.
Adagiate i filetti di salmone nella marinata, coprite con pellicola e fate riposare in frigorifero per circa 45 minuti.
Terminata la marinatura fate riscaldare una piastra sul fuoco e quando è rovente cuocete i tranci di salmone fino a cottura.
Servite immediatamente i tranci glassati accompagnando con del riso basmati bollito.